The Horror Castle

Halloween

Era la sera di Halloween e Jonny e Baggy correvano per le strade di Bordery, una città della Romania, a fare dolcetto o scherzetto. Nonostante fossa una festività c’era un silenzio di tomba e non si vedeva nessun patetico mostriciattolo. Jonny con aria felice pensò che sarebbe stata la più spaventosa festa di Halloween. Dopo una divertente passeggiata dell’orrore e scorpacciata di dolcetti, si trovarono davanti all’ultima casa. Da quanto era grande sembrava un castello, era vecchia e malandata.

Baggy era un vicino di casa e in mensa raccontava a tutti delle urla, grida e quasi pianti di dolore che si sentivano. Ma anche lui era spaventato: ci abitava accanto e anche Jonny si accorse che non era sicuramente disabitata. Coraggiosamente si avviarono per una paurosa impresa.

Suonarono una volta o due ma nessuno rispose e così decisero di esplorarla un po’. All’esterno il piccolo giardinetto della casa era ricoperto di zucche rotonde e arancioni come le carote appena raccolte. La porta era di legno che assomigliava al legno di quercia; molti dicevano che la porta sbatteva alla mattina: gli mancava il suo padrone e lo faceva per lamento. Accanto a quell’oggetto giaceva un rastrello mai più usato dopo la morte del padrone di casa. Per non parlare della stranezza delle finestre che ogni giorno si chiudevano e si aprivano di qua e di la, per causa del vento. Il sentierino era ricoperto di foglie a causa dell’autunno e del vicino di destra, che teneva un albero storto.

Una volta entrati si accorsero che la camera era illuminata da un candelabro a 7 braccia disposto su un tavolo rotondo al centro della stanza; il candelabro era sopra un centro tavola grigio e blu scuretto. Nella stanza erano appesi vecchi quadri familiari: il primo aveva un vestito nero a righe blu, con piccoli occhiali che gli penzolavano. Aveva un aspetto serio, gli occhi grandicelli e il colore delle sue pupille era verdonzolo come l’erba appena bagnata. Il secondo era cicciottello e basso con capelli a riga neri e due baffetti. Aveva occhi a mandorla con pupille di colore marrone quercia e indossava una cravatta e un maglione grigio. Il terzo era alto divertito e ubriaco con una camicia azzurra e verde. Infine l’ultimo indossava una casacca verde e aveva un aspetto giovane.

Nella stanza c’erano sei porte, ognuna conduceva ad una stanza. Jonny propose a Baggy di separarsi, in modo da esplorarla velocemente. Ma Baggy non era d’accordo: voleva scoprire ogni particolare della casa. E’ questo che vuol dire esplorare…ma dopo tante discussioni Baggy arrabbiato tornò a casa sua e Jonny esplorò la casa da solo.

Il primo mostro

Il bambino aprì la prima porta: c’era una scalinata e sopra essa passava un tappeto. Era di colore verde acqua con disegnate delle picche blu scuro come la notte. Ovviamente non c’era nemmeno un raggio di luce e così Jonny inciampò e cadde. Trovò un’altra porta, la stanza sembrava una cucina. Infatti c’era: un tavolino di legno fatto con legno di ceppo, un caminetto rosa pelle e infine una mensola di legno che non aveva un appoggio e che penzolava. L’intera stanza era ricoperta di carta da parati viola e blu. Ma non aveva niente a che vedere con la scacchiera a quadri bianchi e rossi sopra il tavolo.

Jonny trovò una scatola di fiammiferi per terra, senza aspettare un nanosecondo ne accese uno. Una volta risalita la scalinata ritornò alla stanza da cui era entrato. Vide che l’immagine del primo quadro era cambiata e al posto di quel orripilante dipinto c’era un orripilante uomo quasi orrendo. Aveva la faccia strana, deformata. Dalla sua espressione sembrava stesse urlando dal dolore, la sua faccia era di color rosso sangue e indossava anche lui una casacca blu. Gli occhi erano grandi come due palline da ping pong.

Ad un tratto si sentì un cigolio dalla porta della sala. Crack! La porta si aprì e il mostro decritto dal quadro, quell’orripilante creatura, rincorse Jonny alla velocità della luce. Lui scappò più veloce che poteva ma la porta di ingresso era chiusa. Ma in un nanosecondo, quando meno se lo aspettava, un minicicciolo colpì il pavimento della casa con violenza. Attratto da quello strano sasso luminoso il mostro lasciò stare Jonny e si interessò a quel piccolo oggetto. Intanto che il mostro faceva la sue osservazioni, Jonny ne approfittò per cercare un’uscita. Da quella angolazione scorse una finestra dietro il tavolo e vide Baggy che stava cercando di entrare. Baggy camminò a cerchio per pensare e rovistando tra le zucche trovò una piccola porta, grande circa un metro. Sembrava quasi un rifugio in caso di tromba d’aria. Baggy entrò dentro e vide che da quel rifugio  si arrivava alla casa. E fu da lì che entrò per salvare Jonnyy. Ma quando il mostro si accorse della presenza di Baggy si pietrificò e scomparve in una nuvola di fumo.

Il secondo mostro

Così Jonny si mise ad esplorare l’altra stanza che a vedere sembrava una sala da biliardo. “La padrona di casa doveva essere ricca” pensò tra sè e sè Jonny. La stanza era ricoperta di un blu scuro con disegnate delle picche nere, poi c’era un tavolo da biliardo a cui mancava una gamba. E la mazza da biliardo che non avendo un proprio posto era sostenuta da una sedia che portava un posacenere bianco e verdonzolo. E la cosa strana è che sul tavolo da biliardo erano sparse solo quattro palline: 11, 10, 8 e 2. Infine c’era appeso un quadro del casinò di Londra, una città dell’Inghilterra.

Ad un tratto arrivò Baggy per dirgli che il secondo quadro aveva cambiato immagine. Al posto di quello strano personaggio c’era un orripilante mostro che a naso sembrava alto cinque metri, indossava una felpa nera macchiata di sangue sul taschino sinistro. Aveva dei jeans strappati sulle ginocchia e al posto della testa aveva una grande zucca. Dalla sua espressione sembrava arrabbiato. Ad un tratto il pavimento tremò fortissimo e Baggy e Jonny tornarono alla sala d’ingresso e videro che una gigantesca mano aveva spaccato il pavimento e dentro la stanza entrò il mostro descritto dall’immagine del quadro. Il mostro saltò nella stanza d’ingresso e sbatté la zucca sul tetto. Il gigante zucca tirò un pugno supersonico verso il tavolo e lo spaccò in due parti. Lanciò un ruggito e con la sua grossa mano afferrò Baggy; il bambino gli lanciò altri due miniciccoli ma quello sembrava non soffrire. Jonny andò a cercare un coltello in cucina e per fortuna lo trovò. Il mostro stava per divorare Baggy ma Jonny sferrò un colpo alla gamba del gigante e quello urlò dal dolore e cadde a terra. Così Jonny infilzò il coltello nella testa del gigante e quello si pietrificò e scomparve in una nuvola di fumo.

Il terzo mostro

Baggy notò che per la stanza erano sparsi viti e cacciaviti; ma ad un tratto la terra tremò e comparse uno strano personaggio, che sicuramente era alto quindici volte un T-Rex. Aveva: una tuba nera con una striscia bianca, un viso bianco con due occhi grandi e sporgenti, una felpa nera con i pantaloni bianchi da discoteca  e infine un paio di scarponi pesanti. Aveva un’aria molto strana, sembrava che fosse un robot ! Lanciò cinque carte con disegnati uno schiaccianoci, un burattino, jack in the box, un coniglio e un pagliaccio. Questi si ingrandirono e uscirono dall’immagine e diventarono dei giganti che corsero in giro per la città e distrussero tanti tanti edifici. Baggy ebbe un’idea: “Al laboratorio di mio papà c’era una sostanza tossica chiamata CH3 ( cura, H= Idrogeno, 3 gocce ) se facciamo in modo che il gigante ingerisca questa sostanza, si squaglierà come un ghiacciolo davanti ad un falò.

Passò un’ora e Baggy riuscì a farla franca e a prendere il CH3. Ad un certo punto si fermò a guardare la catastrofe. Vicino a quel gigante giaceva una gru. Jonny aveva esplorato molto quella casa: adesso toccava a lui mettersi in moto.

Il giovane si arrampicò lungo l’alta scala della gru. Dopo un po’ di tempo era già arrivato a quaranta metri di altezza; mancavano pochi passi a Baggy per raggiungere la bocca del robot ma, per errore, scivolò. Le sue mani per fortuna riuscirono ad aggrapparsi al gancio. Il gigante si stava avvicinando, era il suo momento. E senza pensarci due volte lanciò la sostanza nella bocca del gigante. L’acido sciolse il corpo di metallo del robot e i suoi aiutanti.

Tuttavia la città e la polizia avevano visto tutto, perciò Baggy e Jonny furono costretti a cambiare città, ma rimasero sempre in contatto…

 

The End

( Scritto da Filippo a 9 anni, in quarta elementare )

 

Manoscritto originale del racconto

 

La Maleducazione

C’era una volta, sui colli australiani, un bambino di nome Carlo: era molto educato e passava la maggior parte del suo tempo a disegnare.Un giorno qualcosa di scuro cominciò ad uscire fuori dalla penna e ad espandersi sul foglio: si espandeva sempre di più fino a che ricoprì tutto. Alla fine uno gnomo nero apparve.

“Ma da quando si entra senza bussare?” disse Carlo in modo severo.

“Entro quando lo dico io e comunque eri tu che avresti dovuto disegnare una porta ! Ad ogni modo, come ti chiami ?”

“Mi chiamo Carlo, e tu ?”

Maleducazione

La Maleducazione era un ospite sgarbato, cattivo, ignorante, antipatico, ingombrante. Anche lui era un ragazzo ed aveva una testona pelata, due occhioni, tre puntini sulle guance e un paio di jeans rovinati. E se viene nella tua camera vuol dire che sei il più educato al mondo, ma anche che stai per diventare il più maleducato.

“Vieni con me!” disse la Maleducazione a Carlo.

Lo portò in una specie di bar, sopra c’era un cartello con scritto “Bar privato di Maleducazione”. Maleducazione gli fece bere una bevanda gassata, una certa Coca-Cola (penso che tutti sappiate cos’è!) e Carlo l’apprezzò molto e cominciò a mangiare cibo che non faceva per niente bene, ad esempio: hamburger, patatine fritte…Poi arrivò il momento dei videogiochi.

Carlo passò 7 ore (dopo la scuola) a giocare con i videogiochi e a mangiare schifezze. Finché un giorno mentre giocava, ovviamente con i videogiochi, ad un certo punto venne risucchiato dallo schermo e si trovò davanti al suo migliore amico, Davide. Era anche lui uno dei tanti bambini educati e all’improvviso “puff !! cambiato tutto!!” .

Carlo così scoprì due cose terribili: la prima è quella che più giocava più diventava schiavo della Maleducazione e la seconda è che più perdeva nel videogioco più perdeva la sua educazione.

Un giorno però Maleducazione si dimenticò di mettere la spina del videogioco e Carlo e Davide provarono a scappare però c’erano ancora le Guardie Elettroniche. Erano delle guardie controllori dell’uscita del videogioco Infernale ( come noi abbiamo la Polizia lui ha le Guardie Elettroniche ) che non li facevano scappare.

Carlo ipotizzò che la chiave per scappare fosse fare il contrario. Così lui e Davide cominciarono a comportarsi bene suonando il violino due volte al giorno, lavandosi i denti tre volte al giorno e facendo sempre i compiti subito dopo pranzo.

Così, entro una settimana, la Maleducazione fu sconfitta e tutti i bambini intrappolati dai videogiochi furono liberati e tornarono ad essere educati, a mangiare sano e a non perdere più tempo a giocare con i videogiochi.

The End

(Scritto da Filippo ad 8 anni, in Terza Elementare)

La giraffa con il collo troppo corto

 

C’era una volta nella savana una giraffa di nome Tina.

Tutte le giraffe la prendevano in giro perché era bassa e aveva il collo corto. Le canticchiavano sempre questo ritornello:

 

“Sei una giraffa ma puzzi come una ciabatta. Perché giraffa sei così bassa ?

E’ una magia di una  fata, tuo marito non indosserà mai la cravatta, sai perché ?

Perché tu sei Tina, la giraffa piccolina !”

 

Un giorno Tina sentì gli animali, di tutti i tipi, lamentarsi dell’unico fiume. Dicevano:

“Come faremo a bere se dall’unico fiume che c’è in questa arida savana non viene più acqua?”

Tina camminò a lungo e sentì dei rumori. Dopo quei folti alberi vide un monte talmente alto che neanche la giraffa più grande della savana riusciva ad arrivarci col suo lungo collo. Ma per fortuna c’era una scala scavata nella montagna: per un uomo era grande ma per una giraffa era piccola, ma siccome lei era una giraffa bassa riuscì a passare.

Appena arrivata sentì dei frastuoni provenire dal fiume. La giraffa si avvicinò incuriosita, erano dei castori ! Stavano facendo una diga.

La giraffa disse a loro se potevano fare un buco nella diga così l’acqua sarebbe arrivata a tutti gli animali che ne avevano bisogno, ma i castori dispiaciuti gli risposero che non potevano fare un buco perché i loro denti non erano abbastanza forti. Tina se ne tornò nella savana ma, come in una visione, vide un’anatra dall’altra parte della diga dove non c’era l’acqua.

Tina andò a consolarla, temendo fosse successo qualcosa.

 “Perché piangi?”

“Perché le altre anatre non vogliono giocare con me”

  “E per quale ragione?”

 “Io ho il becco diritto come un picchio e loro ce l’hanno come una qualunque altra anatra”.

Tina le raccontò la sua storia. E alla fine le disse :

 “Come ti chiami?”

“Rosella”

rispose lei.

 “Per far tornare l’acqua nel fiume ho bisogno di te, mi puoi aiutare ?”

 “OK”

rispose lei sospirando.

La piccola giraffa portò Rosella dietro la diga

 “E ora picchietta!”

Lei con la testa tra le nuvole obbedì. Dopo un’ora si formò il buco.

“Scusa ma perché mi hai fatto fare questofff…”

e un casino di acqua precipitò su di lei.

E così Tina non la chiamarono più con il ritornello ma quando la vedevano dicevano entusiasti :

“Ecco Tina l’eroina!”

E Rosella andò come una comune anatra a giocare con le sue amiche.

The End

La morale di questa favola è che non devi vergognarti mai per ciò che sei.

(Scritto da Filippo ad 8 anni, in Terza Elementare)

Link del manoscritto originale in “brutta” https://raccontidiunbambino.files.wordpress.com/2017/01/manoscrittogiraffa.jpg

 

Tim Tim e lo scontro con Scontrino

Tanto tanto tempo fa, in un formicaio, una formica pasticciona venne cacciata via dalla regina  e così fu costretta a vivere nel bosco.

Un giorno di primavera Tim Tim incontrò il ragno Scontrino, uno dei più spaventosi del bosco, che la portò nella sua ragnatela per mangiarsela.

Ma Tim Tim, che era molto furba, gli disse : “Guarda dietro di te, ci sono quattordici api in fila !”.

Il ragno si girò e  la formica scappò via ma, per sbaglio, un’ape che passava di la, tagliò due ragnatele e siccome la tana del ragno era formata quattro lastre di ferro e una carriola, non poté fuggire.

Quindi Tim Tim pensò di far capire al ragno Scontrino cos’è l’amore: “Amare significa provare qualcosa di tenero per qualcuno”.

Il ragno restò commosso e quel punto spostò la carriola e fece passare la formica che ritornò a vivere nel bosco e tutti vissero felici e contenti.

 

THE END

 

(Scritta da Filippo a  7 anni , in seconda elementare )

Un Amico Killer

Un mattino ho conosciuto un uomo molto bello, sembrava anche forzuto come un orso. Pur sapendo che di giorno era un amico ma di notte era un killer.

Come l’ho scoperto ? Una notte stavo dormendo ed ho sentito la porta cigolare e dei rumori sul pavimento; mi sono svegliata senza far rumore e ho chiamato la polizia. Quando è venuta non abbiamo visto nulla, ma io ho visto un sasso con scritto :

You Are The Next

ed era scritto col sangue.

La mattina seguente ho guardato bene quel sasso dicendo : “Darei mille dollari a chi scopre l’uomo che ha scritto You Are The Next” ma in quel momento ho visto un fazzoletto con scritto : “Dovresti darne anche di più”.

Continuai la mia passeggiata quando ho visto mio papà con un taglio sulla fronte ; il killer forse il sangue l’aveva preso da lui per scrivere sul sasso.

Poco dopo ho sentito delle urla provenire da quella casa, sono entrata ma anche questa volta non ho visto nulla; sono rimasta immobile e ho pensato che qualcuno mi stesse facendo un scherzo.

Ad un tratto ho sentito il rumore di un coltello sul legno, mi sono girata di soprassalto e con una pistola ho mirato la porta. Sono andata a vedere ma non ho visto nessuno.

Ma stavolta non mi sarebbe sfuggito.

Mi sono girata ancora e ho visto i padroni di casa legati con una benda sulla bocca. Gli tolsi la benda e mi spiegarono che il killer aveva catturato anche loro  e mi dissero che questa era la casa dell’uomo che avevo conosciuto all’inizio. In realtà l’uomo era un killer.

In silenzio chiamai il 113 ma anche questa volta non videro nulla e quindi se ne andarono.Un poliziotto però lasciò il numero di telefono degli agenti speciali e io li chiamai.

Gli agenti segreti vennero e trovarono il killer e lo misero in galera; però ne mancava uno, che catturò con una rete gli agenti segreti e scappò.

Ad un certo punto si nascose ma io, che me l’aspettavo,  lo girai e lo minacciai con un coltello e lo misi in galera con i suoi parenti.

Chiusi la galera, liberai gli agenti e tutti vissero felici e contenti.

THE END

 

( Scritta da Filippo a 7 anni, in seconda elementare )

Il ragno a sette zampe

La storia del ragno a sette zampe

Il ragno

C’era una volta un ragno che si era incastrato una zampa nella ragnatela.

Il ragno cadde giù dalla ragnatela con una zampa in meno di otto ; tutti gli insetti si chiedevano perché il ragno avesse sette zampe.

Il ragno era molto dispiaciuto di come lo maltrattavano e andò dai vecchi preti don calabrone e don bruco e disse : “Che cosa devo fare per ritornare con otto zampe ?”

Il calabrone disse : “Dovrai superare il castello a rubinetto e il cancello dei dadi” e gli diede la mappa.

Il ragno lo salutò e se ne andò.

Prima tappa : il castello a rubinetto

Il ragno si accorse di quanto era grande quella cascata per lui ma fece finta di niente, prese una corda, la legò e superò il castello a rubinetto.

Seconda tappa : il cancello dei dadi

Arrivò la signora formica che fece una partita a dadi con il ragno; la signora formica fece quattro, il ragno sei.

4<6 quindi la signora formica venne bruciata dalle fiamme.

La zampa

Il ragno tornò dai preti tutto contento. Quando fu là gli spuntò l’ultima zampa.

Evviva ! Evviva !

 

THE END

 

(Scritta da Filippo a  6 anni , in prima elementare )

 

Lo Schiaccianoci

Lo SchiacciaNoci

C’era una volta un bambino che per Natale aveva ricevuto uno schiaccianoci. Però il bambino notò un biglietto dove c’era scritto :

Con lo schiaccianoci puoi aprire tutte le noci, tranne quella.

Firmato Babbo Natale

Il bambino, che era ubbidiente, non l’aprì e andò a giocare con altri giochi.

Passò di lì la mamma che, non sapendo nulla, aprì la noce. E nella notte successe che  i giocattoli presero vita: infatti presero vita i soldatini, i dinosauri di plastica e anche i Lego !

Però lo schiaccianoci venne rubato da una volpe e sul biglietto c’era scritto che se lo schiaccianoci non veniva restituito al proprietario, si correva il rischio di diventare delle noci.

La mattina seguente il bambino si accorse che lo schiaccianoci era sparito! Cominciò a cercare da tutte le parti ma non lo trovò e si chiese se non l’avessero rubato.

Il bambino guardò fuori dalla finestra e vide una volpe con il suo schiaccianoci. Si ricordò che se lo schiaccianoci non veniva restituito entro la mezzanotte si poteva diventare delle noci e vide che mancavano solo sei minuti a mezzanotte.

Fecero quindi una trappola e recuperarono lo schiaccianoci, ma i sei minuti erano passati e quindi si trasformarono tutti in delle noci. Però il bambino aveva lo schiaccianoci in mano e quindi tutti si ritrasformarono in loro stessi e tutti vissero felici e contenti.

THE END

 

(Scritta da Filippo a  7 anni , in seconda elementare )

Capitan Red

Capitan Red e Il Pirata Presente Passato e Futuro

Capitan Red e la regina

C’era una volta in un castello in Inghilterra una regina che odiava tutti, ma proprio tutti, i pirati . Quello che proprio non sopportava era un pirata di nome Capitan Red, assieme alla sua ciurma. Pensate, se la regina catturava un pirata, lo usava da esca per la sua ciurma e quando aveva catturato tutti, gli tagliava la testa.

Cedric il mago del regno

Per fortuna il mago del castello Cedric era amico dei pirati, ovviamente solo quelli buoni. Un giorno Capitan Red entrò di nascosto nella fortezza e chiese a Cedric il mago : ” Vorrei che tu facessi un incantesimo che mi facesse vedere cosa mi accadrà tra 8 ore. ”

Cedric gli rispose: “Stai attento non avvicinarti troppo alla sfera o incontrerai il te stesso futuro tra 8 ore”.

Ma quello che diceva Cedric non servì a niente, ormai c’era un altro Capitan Red….

Guai

Intanto passarono le 8 ore e, come aveva previsto la sfera, arrivarono le guardie della Regina. Capitan Red riuscì a scappare ma Cedric no e morì dopo 4 mesi, per aver aiutato il pirata. Capitan Red mantenne il segreto della morte di Cedric.

Il passato il presente il futuro

Dopo un anno Capitan Red e la sua ciurma entrarono di nascosto nel regno e riuscirono a prendere la sfera di Cedric. Capitan Red prese anche il libro di incantesimi e la bacchetta, così lui e la sua ciurma cercarono di sistemare tutto. Invece peggiorarono solo le cose. Infatti adesso c’era un  Capitan Red del passato, uno del presente e uno del futuro.

Un pirata mago

Fortunatamente Capitan Red conosceva un pirata mago che però era nell’Oceano Pacifico, mentre Capitan Red era nella terra di Francesco Giuseppe.

Testa di Pietra,uno della ciurma di Capitan Red, controllò la mappa e vide che per arrivare all’Oceano Pacifico doveva affrontare undici pericoli e anche tanti scogli. Dopo un mese e due settimane Capitan Red e la sua ciurma partirono per raggiungere l’Oceano Pacifico.

Il viaggio, primo passo.

Dopo otto mesi arrivarono al Mar Glacial Artico dove incontrarono il primo mostro. Il mostro, che si chiamava Glaciale, ci vedeva poco ed era avido. Era capace di sparare un sassolino che mentre cadeva diventava sempre più grande, fino a diventare un masso grande come una scrivania. Era anche capace di sparare raggi laser dagli occhi che riuscivano a fare un buco lungo un chilometro sotto terra.

Siccome faceva un mare di freddo, Capitan Red e gli altri, si vestirono a così tanto fino ad assomigliare ad una palla. Il mostro Glaciale, che era quasi cieco, non li notò perché assomigliavano ad un masso.

Il viaggio, secondo passo.

La tappa seguente furono le isole della nuova Siberia dove trovarono il castello di ghiaccio. Capitan Red e Testa di Pietra fecero un piano per entrare nel castello, però la guardia di vedetta li trovò. Le mani di Capitan Red e Testa di Pietra erano diventate di ghiaccio per il tanto freddo e quindi non poterono combattere contro la guardia.

“Noi non possiamo liberarci ma l’Ipnotizzatutto può farlo !” disse Testa di Pietra. Capitan Red  avvertì l’Ipnotizzatutto che, con il suo flauto magico, riuscì a ipnotizzare la guardia e gli ordinò di lasciar liberi Capitan Red e Testa di Pietra.

Il viaggio, ultima tappa.

Capitan Red e la sua ciurma non avevano problemi anzi, strada facendo, incontrarono Babbo Natale al Circolo Polare Artico. Videro che mancava solo un pericolo e poi sarebbero arrivatati alla nave del pirata mago. L’ultima tappa erano le isole Marianne Guam dove c’erano mille curve. Quando le superarono arrivarono all’Oceano Pacifico Settentrionale, dove volevano arrivare.Infatti videro la nave del mago che fece una magia per far ritornare Capitan Red uno solo, facendo sparire Capitan Red passato e futuro. Il mago fece anche un incantesimo che uccise tutte le bestie che aveva affrontato Capitan Red lungo il percorso e siccome qualcuno aveva estratto la spada dalla roccia,venne incoronato al posto della Regina d’Inghilterra.

Per fortuna al nuovo re piacevano i pirati e così vissero tutti felici e contenti.

THE END

 

(Scritta da Filippo a  7 anni , in seconda elementare )

 

 

Un robot in cucina

Un Robot in Cucina

L’inventore

C’era una volta in una casa un uomo inventore che però non era tanto bravo con il suo lavoro e siccome non aveva una moglie, quando voleva fare dei regali alle ragazze, faceva dei robot. Una ragazza gli chiese di fare un robot che creava mille vestiti. Un giorno il robot gli fece una maglietta a forma di mostro ! Ne fece tanti altri però uno più maldestro dell’altro.

Cosa aveva costruito ?

L’uomo, che si chiamava Roberto, era stufo di costruire robot che non andavano bene, tipo quella volta che aveva costruito il robot che teneva in ordine il salotto ma invece faceva il contrario: invece di mettere in ordine metteva in disordine !

Un giorno Roberto si stancò e prese tutti i mille robot che aveva costruito e li smontò. Si chiuse nel garage e appese un cartello che diceva :

VIETATO L’INGRESSO

INVENZIONE IN CORSO

e si chiuse lì  dentro per ben due mesi a lavorare e tutta la gente si chiedeva cosa stesse costruendo.

La fine dell’invenzione

La gente non voleva provarla perché sapeva già che sarebbe stato un fallimento. Roberto la provò lo stesso ed era magnifica; decise di regalarla ad una sola persona, una ragazza di nome Lucia che la volle ma, quando la provò, andò malissimo.

Roberto notò qualcosa di grigio, era una vite. Roberto la prese, spense la macchina, la avvitò e disse a Lucia: ” Guarda!” e per la prima volta Roberto riuscì a fare un robot che funzionava bene.

A Lucia piaceva Roberto e anche a Roberto piaceva Lucia e così si sposarono e il robot lavapiatti fece da maggiordomo e tutti vissero felici e contenti.

THE END

 

(Scritta da Filippo a  7 anni , in seconda elementare )