The Horror Castle

Halloween

Era la sera di Halloween e Jonny e Baggy correvano per le strade di Bordery, una città della Romania, a fare dolcetto o scherzetto. Nonostante fossa una festività c’era un silenzio di tomba e non si vedeva nessun patetico mostriciattolo. Jonny con aria felice pensò che sarebbe stata la più spaventosa festa di Halloween. Dopo una divertente passeggiata dell’orrore e scorpacciata di dolcetti, si trovarono davanti all’ultima casa. Da quanto era grande sembrava un castello, era vecchia e malandata.

Baggy era un vicino di casa e in mensa raccontava a tutti delle urla, grida e quasi pianti di dolore che si sentivano. Ma anche lui era spaventato: ci abitava accanto e anche Jonny si accorse che non era sicuramente disabitata. Coraggiosamente si avviarono per una paurosa impresa.

Suonarono una volta o due ma nessuno rispose e così decisero di esplorarla un po’. All’esterno il piccolo giardinetto della casa era ricoperto di zucche rotonde e arancioni come le carote appena raccolte. La porta era di legno che assomigliava al legno di quercia; molti dicevano che la porta sbatteva alla mattina: gli mancava il suo padrone e lo faceva per lamento. Accanto a quell’oggetto giaceva un rastrello mai più usato dopo la morte del padrone di casa. Per non parlare della stranezza delle finestre che ogni giorno si chiudevano e si aprivano di qua e di la, per causa del vento. Il sentierino era ricoperto di foglie a causa dell’autunno e del vicino di destra, che teneva un albero storto.

Una volta entrati si accorsero che la camera era illuminata da un candelabro a 7 braccia disposto su un tavolo rotondo al centro della stanza; il candelabro era sopra un centro tavola grigio e blu scuretto. Nella stanza erano appesi vecchi quadri familiari: il primo aveva un vestito nero a righe blu, con piccoli occhiali che gli penzolavano. Aveva un aspetto serio, gli occhi grandicelli e il colore delle sue pupille era verdonzolo come l’erba appena bagnata. Il secondo era cicciottello e basso con capelli a riga neri e due baffetti. Aveva occhi a mandorla con pupille di colore marrone quercia e indossava una cravatta e un maglione grigio. Il terzo era alto divertito e ubriaco con una camicia azzurra e verde. Infine l’ultimo indossava una casacca verde e aveva un aspetto giovane.

Nella stanza c’erano sei porte, ognuna conduceva ad una stanza. Jonny propose a Baggy di separarsi, in modo da esplorarla velocemente. Ma Baggy non era d’accordo: voleva scoprire ogni particolare della casa. E’ questo che vuol dire esplorare…ma dopo tante discussioni Baggy arrabbiato tornò a casa sua e Jonny esplorò la casa da solo.

Il primo mostro

Il bambino aprì la prima porta: c’era una scalinata e sopra essa passava un tappeto. Era di colore verde acqua con disegnate delle picche blu scuro come la notte. Ovviamente non c’era nemmeno un raggio di luce e così Jonny inciampò e cadde. Trovò un’altra porta, la stanza sembrava una cucina. Infatti c’era: un tavolino di legno fatto con legno di ceppo, un caminetto rosa pelle e infine una mensola di legno che non aveva un appoggio e che penzolava. L’intera stanza era ricoperta di carta da parati viola e blu. Ma non aveva niente a che vedere con la scacchiera a quadri bianchi e rossi sopra il tavolo.

Jonny trovò una scatola di fiammiferi per terra, senza aspettare un nanosecondo ne accese uno. Una volta risalita la scalinata ritornò alla stanza da cui era entrato. Vide che l’immagine del primo quadro era cambiata e al posto di quel orripilante dipinto c’era un orripilante uomo quasi orrendo. Aveva la faccia strana, deformata. Dalla sua espressione sembrava stesse urlando dal dolore, la sua faccia era di color rosso sangue e indossava anche lui una casacca blu. Gli occhi erano grandi come due palline da ping pong.

Ad un tratto si sentì un cigolio dalla porta della sala. Crack! La porta si aprì e il mostro decritto dal quadro, quell’orripilante creatura, rincorse Jonny alla velocità della luce. Lui scappò più veloce che poteva ma la porta di ingresso era chiusa. Ma in un nanosecondo, quando meno se lo aspettava, un minicicciolo colpì il pavimento della casa con violenza. Attratto da quello strano sasso luminoso il mostro lasciò stare Jonny e si interessò a quel piccolo oggetto. Intanto che il mostro faceva la sue osservazioni, Jonny ne approfittò per cercare un’uscita. Da quella angolazione scorse una finestra dietro il tavolo e vide Baggy che stava cercando di entrare. Baggy camminò a cerchio per pensare e rovistando tra le zucche trovò una piccola porta, grande circa un metro. Sembrava quasi un rifugio in caso di tromba d’aria. Baggy entrò dentro e vide che da quel rifugio  si arrivava alla casa. E fu da lì che entrò per salvare Jonnyy. Ma quando il mostro si accorse della presenza di Baggy si pietrificò e scomparve in una nuvola di fumo.

Il secondo mostro

Così Jonny si mise ad esplorare l’altra stanza che a vedere sembrava una sala da biliardo. “La padrona di casa doveva essere ricca” pensò tra sè e sè Jonny. La stanza era ricoperta di un blu scuro con disegnate delle picche nere, poi c’era un tavolo da biliardo a cui mancava una gamba. E la mazza da biliardo che non avendo un proprio posto era sostenuta da una sedia che portava un posacenere bianco e verdonzolo. E la cosa strana è che sul tavolo da biliardo erano sparse solo quattro palline: 11, 10, 8 e 2. Infine c’era appeso un quadro del casinò di Londra, una città dell’Inghilterra.

Ad un tratto arrivò Baggy per dirgli che il secondo quadro aveva cambiato immagine. Al posto di quello strano personaggio c’era un orripilante mostro che a naso sembrava alto cinque metri, indossava una felpa nera macchiata di sangue sul taschino sinistro. Aveva dei jeans strappati sulle ginocchia e al posto della testa aveva una grande zucca. Dalla sua espressione sembrava arrabbiato. Ad un tratto il pavimento tremò fortissimo e Baggy e Jonny tornarono alla sala d’ingresso e videro che una gigantesca mano aveva spaccato il pavimento e dentro la stanza entrò il mostro descritto dall’immagine del quadro. Il mostro saltò nella stanza d’ingresso e sbatté la zucca sul tetto. Il gigante zucca tirò un pugno supersonico verso il tavolo e lo spaccò in due parti. Lanciò un ruggito e con la sua grossa mano afferrò Baggy; il bambino gli lanciò altri due miniciccoli ma quello sembrava non soffrire. Jonny andò a cercare un coltello in cucina e per fortuna lo trovò. Il mostro stava per divorare Baggy ma Jonny sferrò un colpo alla gamba del gigante e quello urlò dal dolore e cadde a terra. Così Jonny infilzò il coltello nella testa del gigante e quello si pietrificò e scomparve in una nuvola di fumo.

Il terzo mostro

Baggy notò che per la stanza erano sparsi viti e cacciaviti; ma ad un tratto la terra tremò e comparse uno strano personaggio, che sicuramente era alto quindici volte un T-Rex. Aveva: una tuba nera con una striscia bianca, un viso bianco con due occhi grandi e sporgenti, una felpa nera con i pantaloni bianchi da discoteca  e infine un paio di scarponi pesanti. Aveva un’aria molto strana, sembrava che fosse un robot ! Lanciò cinque carte con disegnati uno schiaccianoci, un burattino, jack in the box, un coniglio e un pagliaccio. Questi si ingrandirono e uscirono dall’immagine e diventarono dei giganti che corsero in giro per la città e distrussero tanti tanti edifici. Baggy ebbe un’idea: “Al laboratorio di mio papà c’era una sostanza tossica chiamata CH3 ( cura, H= Idrogeno, 3 gocce ) se facciamo in modo che il gigante ingerisca questa sostanza, si squaglierà come un ghiacciolo davanti ad un falò.

Passò un’ora e Baggy riuscì a farla franca e a prendere il CH3. Ad un certo punto si fermò a guardare la catastrofe. Vicino a quel gigante giaceva una gru. Jonny aveva esplorato molto quella casa: adesso toccava a lui mettersi in moto.

Il giovane si arrampicò lungo l’alta scala della gru. Dopo un po’ di tempo era già arrivato a quaranta metri di altezza; mancavano pochi passi a Baggy per raggiungere la bocca del robot ma, per errore, scivolò. Le sue mani per fortuna riuscirono ad aggrapparsi al gancio. Il gigante si stava avvicinando, era il suo momento. E senza pensarci due volte lanciò la sostanza nella bocca del gigante. L’acido sciolse il corpo di metallo del robot e i suoi aiutanti.

Tuttavia la città e la polizia avevano visto tutto, perciò Baggy e Jonny furono costretti a cambiare città, ma rimasero sempre in contatto…

 

The End

( Scritto da Filippo a 9 anni, in quarta elementare )

 

Manoscritto originale del racconto