Il Lago di Valvestino

Uscito da Cremona imboccai l’autostrada per Brescia ma mi fermai in un autogrill a dieci minuti da questa. Ordinai un thè al limone e un croissant vuoto che non toccai, per cui chiesi alla commessa di avvolgermelo in una salvietta.

Ripartii con benzina sufficiente e in meno di due ore arrivai al lago di Valvestino. In quel lago non c’era nessuno, la mia era l’unica villa che si affacciava ad esso. Erano circa le 7.00 quando arrivai ed erano 7.40 quando finii di mettere a posto il necessario per la settimana. Non esitai a prendere il croissant e a mettermi in terrazza a guardare il cielo.

Sembrava un manto di velluto nero trapuntato da piccole macchie gialle di pennarello, ogni ennesima volta che lo guardavo sembrava nascondere qualcosa. Il lavo di Valvestino era circondato da pini di tutti i tipi, rendendo pungente l’aria al mattino. Molto spesso entravano civette in soffitta ma io mi ero abituato al loro verso. Scrutando il cielo in quella sera d’estate provai la sensazione conosciuta di non essere nulla rispetto all’immensa natura. Come se il cielo mi gridasse: “Sei piccolo!”. Ovunque tu cercherai, la natura ci sarà. E’ per questo che amavo quel lago, la mia era villa in mezzo ai monti e da lì si intravedeva anche il Lago di Garda, nascosto tra i pini, dove molto spesso andavo a fare passeggiate e trascorrevo la mia vacanza.

The End.

(Scritta da Filippo a 11 anni, in quinta elementare)

Pensieri di un piccolo scrittore

Lo scopo di ogni libro è di aprire la porta ai sentimenti più intensi e di chiuderla a quelli negativi.
Lo scopo di uno scrittore è procurarsi il legno e il ferro per costruire quella porta e tingere i cuori del lettore di un verde speranza per la fiducia in se stessi e un blu oltremare per superare ogni orizzonte con coraggio.
Lo scopo dei lettori è quello di usufruire della porta fornita dagli scrittori per aprire e chiudere la loro saggezza e immaginazione. Ma accumulando saggezza e immaginazione si possono cominciare a costruire porte per altri scrittori in erba.
Ma il difficile di costruire una porta è quello di scegliere il miglior legno e ferro: se la porta si blocca, è per il ferro arrugginito .E se la porta è chiusa tu non puoi oltrepassarla e questo di solito è dovuto alla qualità del materiale usato o all’incapacità dell’operaio selezionato.
Quando ciò avviene la mente brucia i tuoi pensieri e li tramuta in volatili che hanno già spiccato lo loro rotta verso altri orizzonti che tu non puoi raggiungere. Lo spazio si restringe: la mente non sa come utilizzarlo. Il piano prende le dimensioni di un rilievo costituito da rocce friabili, circondato da un oceano talmente grande che non si intravede terra.
Contemplando la futilità del paesaggio che hai attorno puoi scrutare molte cose che solo i più abili riescono a vedere. Ma nonostante ciò la porta è alla fine della tua piccola collina. Non vi sono mura attorno ad essa, tu non hai un casa,dormi per terra. C’è chi riesca a riparare la sua porta in giusta età e a rientrare nel suo mondo. Altri invece aprono la porta dopo molto tempo e non gli resta molto da godere. Altre persone invece non riparano correttamente la propria porta e cadono nei profondi abissi tramutandosi in sabbia, che andrà a costituire altre rocce friabili in un oceano sperduto su cui vi si insedieranno  altre porte.

(Scritta da Filippo a 10 anni, in quinta elementare)