Il diario del Sole

Ero tramontato e mi spostai dall’Italia all’America del Nord.

Poi mi chiesi: “Che faccio?”.

Mi risposi da solo: “Quello che ho fatto ieri”.

“Cioè?” mi chiese la mia coscienza.

“Ehm…restare immobile finché non mi sposterò in Nuova Zelanda”.

“Hai ragione, coscienza, devo trovarmi un hobby”.

Lista degli hobby che potrei fare:

  • Giocare a nascondino (no, sono da solo)
  • Fare un giro in barca (no, non ho il lago)
  • Giocare al circo (no, non ci sono gli spettatori)
  • Immedesimarmi in qualcuno (forse, ma in chi m’immedesimo?)
  1. Nelle nuvole! Ma come faccio a piovere?
  2. In un asteroide! Ma se precipito?
  3. In una stella! Ma lo sono già…
  4. Nella Luna! Ma come è fatta!? Forse è triangolare? O è di forma quadrata? Rettangolare? Non l’ho mai vista!

E se invece…io amassi qualcuno? La Luna per esempio!

Ma come faccio ad amarla? Che idea! Potremmo vederci durante l’eclissi, peccato però che durerà solo pochi minuti. Bisogna stare almeno un’ora assieme per conoscersi.

Ho bisogno di un esperto, un astronomo astuto e intelligente, perché così glielo dirà subito alla Luna e io non mi dimenticherò.

Dicono che nella terra ci siano parecchi astronomi: ora sorgerò in Nuova Zelanda e forse potrò conoscerne uno.

Una volta arrivato chiesi ad un astronomo: “Sai come allungare l’eclissi? Puoi riferire un messaggio alla Luna?”

“Eh?!?” rispose lui.

Ripetei: “Sig. astronomo sa come posso riferire un messaggio alla Luna?”

“Io mi chiamo sig. Fagiolini, non sig. astronomo!” mi disse.

“Non so esattamente come la pensino gli abitanti della terra ma se lui si chiama sig. Fagiolini io dovrei mangiarmelo o farmi chiamare sig. Sole”. Pensai io.

“Ma se io amo la Luna e voglio stare con lei per almeno quattro ore, come faccio?” chiesi.

“Vediamo…potrei dirglielo io attraverso un messaggio radio” mi rispose l’astronomo “ma in cambio devi lavorare per me”.

“Va bene” dissi “ma…in cosa consiste il lavoro?”.

“Tu devi spiegarmi solo come è fatto l’universo”.

Cominciai: “Beh…Nettuno ha due sorelle, Anna e Giulietta…”. E così ogni giorno venni dall’astronomo a raccontargli dell’universo.

Come ricompensa l’astronomo mandò il messaggio radio alla Luna: così io e la Luna ci mettemmo d’accordo e la prossima eclissi durerà sei anni dopo i quali tramonteremo assieme…

 

The End.

(Scritta da Filippo a 9 anni, in quarta elementare)

 

Manoscritto originale del racconto

Un robot in cucina

Un Robot in Cucina

L’inventore

C’era una volta in una casa un uomo inventore che però non era tanto bravo con il suo lavoro e siccome non aveva una moglie, quando voleva fare dei regali alle ragazze, faceva dei robot. Una ragazza gli chiese di fare un robot che creava mille vestiti. Un giorno il robot gli fece una maglietta a forma di mostro ! Ne fece tanti altri però uno più maldestro dell’altro.

Cosa aveva costruito ?

L’uomo, che si chiamava Roberto, era stufo di costruire robot che non andavano bene, tipo quella volta che aveva costruito il robot che teneva in ordine il salotto ma invece faceva il contrario: invece di mettere in ordine metteva in disordine !

Un giorno Roberto si stancò e prese tutti i mille robot che aveva costruito e li smontò. Si chiuse nel garage e appese un cartello che diceva :

VIETATO L’INGRESSO

INVENZIONE IN CORSO

e si chiuse lì  dentro per ben due mesi a lavorare e tutta la gente si chiedeva cosa stesse costruendo.

La fine dell’invenzione

La gente non voleva provarla perché sapeva già che sarebbe stato un fallimento. Roberto la provò lo stesso ed era magnifica; decise di regalarla ad una sola persona, una ragazza di nome Lucia che la volle ma, quando la provò, andò malissimo.

Roberto notò qualcosa di grigio, era una vite. Roberto la prese, spense la macchina, la avvitò e disse a Lucia: ” Guarda!” e per la prima volta Roberto riuscì a fare un robot che funzionava bene.

A Lucia piaceva Roberto e anche a Roberto piaceva Lucia e così si sposarono e il robot lavapiatti fece da maggiordomo e tutti vissero felici e contenti.

THE END

 

(Scritta da Filippo a  7 anni , in seconda elementare )