Un abituale racconto di mafia

Era giovedì, il Padrino si aggirava nei sentieri più bui della campagna. Lo chiamavamo così dopo aver visto il film “Il Padrino” con tutto il dormitorio, perché assomigliava ad Al Pacino. Trascinava la sua enorme accetta per la legna per terra come un peso morto. La vittima era un tale di nome Ciro, legato ad una sedia da giardino. A quel punto il Padrino afferrò la mano di Ciro e la sbatté sul vecchio tavolo davanti di legno di betulla, sollevò la sua accetta e con tutta la forza scagliò sulla mano di Ciro tutta la sua violenza e rabbia. Sì sentì un insopportabile gemito di dolore che rimbombò in tutta la campagna. Sgorgava sangue ovunque e Ciro cadde per terra morente, il Padrino lo guardò negli occhi con il suo sguardo freddo, gli occhiali da sole che indossava deviavano i raggi di luce. Successivamente riprese la sua accetta con il suo muscoloso braccio sinistro e incatenò l’altra mano di Ciro. Quando la tagliò l’accetta rimase incastrata nel tavolo, il povero Ciro assomigliava a un manichino gonfiabile che correva disperato in cerca di aiuto.Il Padrino tutto contento gli tirò il collo sbattendoli la testa contro lo spigolo del tavolo. Nessuno sapeva come ripulire tutto così ho sparso della benzina sopra il corpo di Ciro e gli ho dato fuoco con la sigaretta che stava fumando il Padrino. Causammo alcuni incendi più in là, arrivarono a trovare alcuni resti del corpo di Ciro ma non arrivarono mai a noi. Io il Padrino e tutto il dormitorio portavamo kili di Crack da Amsterdam in tutta Italia, ad Amsterdam è legale il Crack, così un giorno decidemmo di acquistare uno di quei negozi e di corrompere un poliziotto che lavorava all’aeroporto di Amsterdam-Schipol. Ci toccava andare ad Amsterdam una volta al mese a volte ci andavano il Padrino e altri ragazzi del dormitorio, io ci sono andato 10 o 16 volte. Avevamo inoltre una coltivazione di Marjuana in Città del Messico, passavamo in Sud America con un traghetto che passava per Puerto Rico in un’isola chiamata Emil Daniel. Dal Sud America atterravamo in Europa. Il Padrino diceva di aver incontrato dei terroristi in un viaggio dal Venezuela, diceva che erano riusciti a portare in Aereo delle pistole-smartphone, erano identici a dei telefoni solo che smontate erano delle normali pistole. Ovviamente il Padrino reagì in una maniera violenta ed esagerata, prese per la testa il primo terrorista e gli sbatte la testa contro il finestrino dell’aereo. Il secondo lo strangolò ed il terzo riuscì ad uccidere alcuni civili con il suo M-16 montabile, ma comunque trovò il modo di ucciderlo strangolandolo come il secondo. Tutto era avvenuto 12 giorni dopo della morte di Ciro, era per questo che avevamo tentato di ucciderlo solo con un’accetta per il legno, per evitare i controlli per chi aveva maneggiato armi ed esplosivi nell’ultima settimana sull’aereo. Ciro era un Marxista che dopo essersi disintossicato aveva dato il nostro indirizzo alla polizia di Palermo, per cui avevamo pensato bene di ucciderlo. Il lavoro di mafioso prendeva almeno il 70% della vita privata di ogni uomo di tutto il dormitorio. La situazione stava cominciando a diventare ingestibile, eravamo come la famiglia Narcos: avevamo milioni di euro in contanti e non potevamo dare nell’occhio. Donavamo soldi a chi ne aveva bisogno e arrivavamo al punto di seppellirli e nasconderli. Ne stavamo parlando al bar Spina, alla radio davano “Money” una canzone dei Pink Floyd, eravamo proprio nel mezzo del brano in cui c’è un assolo di chitarra ritmica e alcuni rumori di cassa assieme a David Gilmour che ripete la parola Money un milione di volte per rendere la melodia orecchiabile. Il Padrino si stava togliendo la giacca per il caldo che stava infestando il bar, aveva l’aria scocciata. Non mi sono mai chiesto perché andassimo da anni in quel bar, era brutto costicchiava e ne avevo le balle piene. Sembrava più un bar a cui stare a chiedere il pizzo, i muri cadevano a pezzi ed erano pieni di edera e di muffa. Sarebbe stato bello bruciare tutto, io ero il primo a cui veniva voglia di bruciare tutto, ero l’addetto a bruciare. Sarà stato per quella volta che mi hanno fatto provare il lanciafiamme per torturare l’addetto mafioso alle pulizie di una scuola media di Palermo. Era un’arma a cui mi ero affezionato ancora di più della fiamma ossidrica, era divertente. Sarebbe stato magnifico bruciare tutto il bar con il personale dentro, dopo tutto i soldi che chiedevamo facendo il pizzo erano tutti soldi nostri, eravamo solo noi in quel bar. Il personale era piuttosto stronzo e gli davamo pure la mancia, io avevo sempre rifiutato come mr. Pink nel film “Le Iene”. Il proprietario era un vecchio ciccione che fumava dentro il ristorante, era stato in prigione due volte per “Usura”. Una volta il Padrino stava per sparargli. Il Padrino era sempre stato violento ma non era mai stato in prigione neanche quando ha ucciso i terroristi, perché ha preso il controllo dell’aero atterrando nell’aeroporto più vicino. A volte provo a immaginare un mondo senza le droghe, senza alcol e senza giochi di dipendenza. Un mondo sicuramente più felice, ma il Padrino mai avrebbe rinunciato allo spacciare, perché tutto il mondo ne era dipendente ed erano disposti a dargli milioni di euro solo per averne qualche grammo, ma da come il Padrino ne rimase felice da tutti quei soldi era anche terribilmente spaventato. Bastava solo aspirarne un pochino e si diventa pazzi, e tutti gli spacciatori che vogliono guadagnarci ti chiedono troppi soldi per una cosa a cui chi ne è dipendente non è disposto a rinunciare. Pochi anni dopo chiudemmo tutto, i poliziotti fecero irruzione nel dormitorio di Palermo, Il Padrino era disperato e per liberarsi uccise due carabinieri con una forchetta. La ficcò dritta nel cranio, mi ricordo bene la scena, c’era sangue e minuscoli pezzetti di cranio dappertutto. La attività di spaccio con tutto il dormitorio è chiusa, tutti sono stati deportati a un carcere di Palermo, me compreso. Ora scrivo dalla cella n. 586, tutto il dormitorio si è beccato l’ergastolo, ma siamo ancora tutti assieme…

(THE END)

Scritta da me, Filippo a 12 anni

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